Polvere
Amatrice è emblema del modo in cui l’arte viene tutelata e reinventata per ricostruire le comunità, la memoria e la coesione sociale
Produzione
Clipper Media
in collaborazione con
AREGOLADARTE
Sceneggiatura
Simone Aleandri
Roberto Moliterni
con la collaborazione di
Vincenzo Carpineta
Regia
Simone Aleandri
Fotografia
Antonello Sarao
Montaggio
Gianluca Rame
Musica e Sound Design
Riccardo Cimino
Suono in presa diretta
Stefano Civitenga
Domenico Rotiroti
Prodotto Da
Sandro Bartolozzi
Produttore Esecutivo
Barbara Meleleo
Opera realizzata con il sostegno della Regione Lazio – Fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo
Progetto Arte per Rinascere
con il Patrocinio di
MiBACT
Regione Lazio
Comune di Amatrice
Ufficio Stampa
REGGI&SPIZZICHINO Communication
© Clipper Media
Dal 2002 Amatrice ha avuto un Museo, dedicato al pittore rinascimentale Cola Filotesio, in cui erano raccolte opere d’arte di pregio, significative per il territorio. La notte del 24 agosto 2016, a causa del terremoto, il Museo è crollato, come il resto del centro storico. La sua direttrice, Floriana Svizzeretto, ha perso la vita sotto le macerie.
Questo documentario ricostruisce il percorso di recupero delle opere d’arte ad Amatrice dopo il sisma, attraverso le storie delle persone che, dopo Floriana, se ne sono prese cura. Don Luigi, esile ma energico prete di montagna di 88 anni, è stato incaricato dalla curia di sorvegliare lo stato delle cose. Luciana, che lo aiuta in questa missione, ha addirittura recuperato gli arredi dalle chiese quand’erano ancora pericolanti. Vito ha perso il suo negozio di antiquariato, ma continua a restaurare statue. Mentre Cico, giovane scultore, insegna ai bambini di Amatrice a esprimere i traumi attraverso l’arte. Brunella, una delle migliori amiche di Floriana (insieme a lei aveva immaginato il Museo), ora lavora per il Comune e, tutte le volte che entra in zona rossa, fa i conti con i propri ricordi. Amatrice diventa così emblema del modo in cui l’arte viene tutelata e reinventata per ricostruire le comunità, la memoria e la coesione sociale.
Note di Regia
di Simone Aleandri
Nell’estate del 2016 il Centro Italia è stato devastato da un terribile terremoto cui è seguito un infinito sciame sismico. Come molti, ho vissuto questo momento con grande empatia e commozione nei confronti delle vittime.
A distanza di tre anni circa, quando ormai Amatrice non era più al centro del dibattito pubblico, mi sono imbattuto nella storia di Floriana Svizzeretto e del grande lavoro che aveva svolto per il museo locale, il “Cola Filotesio”, da lei diretto, e andato distrutto a causa del terremoto. Alcuni cittadini, spesso di propria iniziativa, stavano cercando di recuperare le opere che vi si trovavano all’interno, ed altre del territorio. Floriana – che ha perduto la vita sotto le macerie della sua casa, la notte del 24 agosto – e il suo museo rappresentavano un simbolo per la comunità.
L’idea di Polvere, dunque, era quella di fare un documentario su come, a distanza di tre anni, la gente di Amatrice stesse reagendo a quella tragedia, attraverso il recupero della propria memoria storica, rilevante per la sopravvivenza della comunità stessa.
Durante i mesi immediatamente successivi al sisma, nonostante avessi visto moltissime immagini di Amatrice, che mi avevano dato l’illusione di essere preparato a ciò che avrei affrontato, quello che ho vissuto, passando per la prima volta lungo corso Umberto I, il cuore sventrato della città, è stato intensissimo: una sensazione di sconforto e, al contempo, di vertigine che andava resa nella bidimensionalità dell’immagine cinematografica.
Nell’avvicinarsi poi, sempre di più, a quei posti, è emersa, palpabile, anche la desolante condizione di sospensione in cui ormai da diversi anni vivono gli abitanti del posto.
E così il bianco e nero è parsa la maniera più adatta per assecondare questo straniamento e per cercare di astrarre dalla specificità del luogo la condizione umana che queste persone si trovano ad affrontare, e farla apparire nella sua universalità.
Perché una comunità che subisce un evento drammatico possa riuscire a rialzarsi, ha bisogno di poggiarsi su quelli che sente come i suoi elementi identitari, e attorno a questi raccogliersi. Come ripete spesso ai suoi concittadini uno dei protagonisti del film: “guai a chi si salva da solo, dobbiamo salvarci insieme”. Non c’è vera comunità senza coesione.